Disbiosi intestinale: cause, sintomi e come ripristinare l’equilibrio del microbiota

Il microbiota intestinale: un ecosistema complesso

L’intestino umano ospita un numero impressionante di microorganismi, noti collettivamente come microbiota intestinale, che superano in quantità persino le cellule del corpo umano: circa 40 trilioni di batteri contro 30 trilioni di cellule. Questa straordinaria realtà ha portato gli scienziati a interrogarsi: siamo noi gli ospiti del nostro microbiota? Questo ecosistema non solo è fondamentale per la digestione, ma gioca un ruolo essenziale nel metabolismo, nella regolazione dell’immunità e persino nel benessere mentale, rendendolo una componente cruciale per la salute complessiva.

Quando il microbiota è equilibrato, si parla di eubiosi, una condizione in cui i batteri benefici e patogeni convivono armoniosamente. Tuttavia, quando si verifica uno squilibrio, noto come disbiosi, possono insorgere numerosi problemi di salute.

Epidemiologia della disbiosi intestinale in Italia

I disturbi intestinali sono sempre più diffusi, tanto che in Italia circa il 15-20% della popolazione soffre di sindrome dell’intestino irritabile (IBS), una condizione spesso correlata a uno squilibrio del microbiota. Inoltre, il 40% delle persone con malattie croniche, come diabete di tipo 2 e obesità, presenta segni di disbiosi. Questi dati sottolineano l’importanza di riconoscere precocemente i segnali di disbiosi per prevenire complicazioni più gravi.

Cause della disbiosi intestinale

La disbiosi può essere causata da una combinazione di fattori legati allo stile di vita, alla dieta e all’ambiente. Ogni scelta che facciamo, dal cibo ai farmaci che assumiamo, influisce sulla composizione del microbiota. Identificare le cause è fondamentale per prevenire e trattare questa condizione.

Le principali cause della disbiosi includono:

  • Dieta squilibrata: una dieta ricca di zuccheri, grassi idrogenati e alimenti ultra-processati, ma povera di fibre, favorisce i batteri nocivi a scapito di quelli benefici.
  • Antibiotici: l’uso eccessivo o scorretto degli antibiotici elimina indiscriminatamente batteri patogeni e benefici, creando un ambiente favorevole alla crescita di funghi e batteri dannosi.
  • Metalli pesanti: sostanze come mercurio, cadmio e piombo, presenti in alcuni alimenti e nell’ambiente, possono ridurre la biodiversità batterica e promuovere l’infiammazione intestinale.
  • Additivi alimentari: conservanti, emulsionanti e dolcificanti artificiali possono alterare la barriera intestinale, aumentando il rischio di disbiosi.
  • Stress cronico: lo stress influisce sugli ormoni, come il cortisolo, alterando la motilità intestinale e favorendo uno squilibrio del microbiota.
  • Malattie croniche: patologie come obesità e malattie infiammatorie intestinali compromettono l’interazione tra microbiota e ospite.
  • Età e ambiente: con l’età, la diversità batterica diminuisce. Anche vivere in ambienti urbanizzati, con minore esposizione a microrganismi naturali, può influire negativamente.

Sintomi della disbiosi intestinale

La disbiosi può manifestarsi con una varietà di sintomi che non sempre sono immediatamente collegati all’intestino. Questo perché il microbiota influisce su molti aspetti della salute, dal sistema immunitario a quello nervoso.

I principali sintomi includono:

  • Disturbi gastrointestinali: gonfiore, gas, diarrea, stitichezza e dolori addominali.
  • Stanchezza cronica: un microbiota squilibrato può causare affaticamento persistente e difficoltà di concentrazione, spesso descritte come “nebbia mentale”.
  • Alterazioni dell’umore: ansia, depressione e irritabilità sono frequentemente associate a uno squilibrio del microbiota.
  • Sistema immunitario debole: frequenti infezioni e allergie possono indicare un microbiota compromesso.
  • Infezioni genito-urinarie ricorrenti: recidive di candida, vaginosi, cistite, prostatite
  • Problemi cutanei: acne, eczema e rosacea possono essere influenzati da uno squilibrio intestinale.
  • Difficoltà a gestire il peso: la disbiosi può alterare il metabolismo, rendendo difficile perdere peso o favorendo l’aumento di grasso.

Questi sintomi, se persistenti, possono rappresentare un segnale importante per consultare uno specialista e valutare la salute intestinale.

Tipi di disbiosi: fermentativa e putrefattiva

La disbiosi si divide principalmente in due tipologie, a seconda della zona intestinale colpita e dei processi metabolici alterati:

  1. Disbiosi fermentativa

Questa forma colpisce l’intestino tenue ed è causata dalla fermentazione eccessiva di carboidrati non digeriti. Diete ricche di zuccheri raffinati e farine povere di fibre sono spesso responsabili.

Sintomi principali:

  • Gonfiore addominale, spesso subito dopo i pasti
  • Produzione eccessiva di gas e flatulenza
  • Crampi e pesantezza addominale
  • Diarrea, talvolta alternata a stitichezza
  1. Disbiosi putrefattiva

Si sviluppa nell’intestino crasso ed è causata dalla degradazione eccessiva di proteine non digerite, spesso dovuta a diete iperproteiche ricche di carne rossa e povere di fibre.

Sintomi principali:

  • Feci scure e dall’odore pungente
  • Stitichezza cronica
  • Dolori addominali diffusi e infiammazione intestinale
  • Sensazione di pienezza anche a stomaco vuoto

Diagnosi: test dell’indicano e dello scatolo

Per identificare il tipo di disbiosi, sono utili strumenti diagnostici come il test dell’indicano e dello scatolo, che analizzano specifici metaboliti nelle urine.

  • Il test dell’indicano rileva metaboliti derivati dalla fermentazione dei carboidrati e può indicare una disbiosi fermentativa.
  • Il test dello scatolo misura la produzione di composti tossici derivati dalla degradazione proteica, fornendo indizi su una disbiosi putrefattiva.

Questi test rappresentano una guida essenziale per comprendere meglio le dinamiche intestinali e individuare la strategia di trattamento più mirata. Affrontare la disbiosi in modo specifico aiuta non solo a ridurre i sintomi, ma anche a migliorare il benessere generale e prevenire complicazioni future.

Maggiori informazioni sul Test microbiota intestinale

Correlazioni tra microbiota e malattie croniche

La ricerca ha evidenziato legami tra disbiosi e patologie croniche. Batteri specifici sono associati a malattie come diabete, malattie cardiovascolari, obesità e perfino disturbi mentali. Ad esempio, un microbiota impoverito può ridurre la produzione di acidi grassi a catena corta, essenziali per il controllo dell’infiammazione.

Trattare la disbiosi intestinale

Il trattamento della disbiosi deve essere personalizzato e basato su una diagnosi accurata. Non tutti i probiotici funzionano per tutti, poiché ogni microbiota è unico. Ecco i passaggi fondamentali:

  1. Test del microbiota: analisi delle feci per determinare quali batteri sono presenti e in che proporzioni. Scopri il tuo microbiota intestinale: come un test del microbiota può migliorare la tua salute
  2. Dieta mirata: integrare fibre, verdure e cibi fermentati come kefir e kimchi, riducendo zuccheri e alimenti industriali.
  3. Probiotici mirati: scegliere ceppi specifici come il Lactobacillus o il Bifidobacterium in base al tipo di disbiosi.
  4. Prebiotici: alimenti come cicoria e banane nutrono i batteri buoni, favorendo il loro sviluppo.
  5. Gestione dello stress: tecniche come meditazione e yoga possono migliorare la salute intestinale.

Non tutti i probiotici sono uguali: solo un’analisi approfondita può indicare quelli più efficaci per il proprio caso specifico.

Leggi l’articolo su Le 9 caratteristiche di un buon probiotico

L’asse intestino-cervello

L’intestino, spesso definito il “secondo cervello”, non è solo il luogo in cui avviene la digestione, ma un vero e proprio centro di comunicazione che dialoga costantemente con il sistema nervoso centrale. Questo collegamento è noto come asse intestino-cervello, un sistema bidirezionale che coinvolge il microbiota intestinale, il sistema immunitario, il sistema nervoso enterico e il nervo vago.

Uno degli elementi chiave di questo asse è la serotonina, un neurotrasmettitore fondamentale per la regolazione dell’umore, del sonno e dell’appetito. Sorprendentemente, il 90% della serotonina del corpo umano viene prodotto nell’intestino grazie all’azione del microbiota.
Quando la composizione batterica è alterata, come avviene nella disbiosi, la produzione di serotonina può essere compromessa, con conseguenze che includono ansia, depressione e sbalzi d’umore.

Ma l’influenza dell’intestino sul cervello non si limita ai neurotrasmettitori. I batteri intestinali producono anche metaboliti, come gli acidi grassi a catena corta, che possono modulare l’infiammazione sistemica e la funzione del sistema nervoso. Allo stesso tempo, lo stress psicologico o emotivo può alterare il microbiota, riducendo la presenza di batteri benefici e aggravando la disbiosi. Questo dialogo continuo evidenzia quanto la salute mentale e intestinale siano profondamente interconnesse.

Un microbiota equilibrato contribuisce non solo al benessere digestivo, ma anche a una mente più lucida e a un umore più stabile. Affrontare la disbiosi, quindi, non significa solo migliorare i sintomi gastrointestinali, ma anche proteggere la nostra salute mentale.

Conclusioni

La salute intestinale è il pilastro del nostro benessere complessivo, e il microbiota gioca un ruolo centrale in questo equilibrio. La disbiosi intestinale, se non trattata, può avere ripercussioni che vanno ben oltre l’apparato digerente, influenzando il sistema immunitario, il metabolismo e persino la salute mentale.

Prevenire o trattare la disbiosi richiede un approccio integrato e personalizzato. Alimentarsi in modo equilibrato, scegliendo cibi ricchi di fibre, limitando zuccheri e grassi saturi, e includendo cibi fermentati, è essenziale per nutrire i batteri benefici. Inoltre, la gestione dello stress, l’attività fisica regolare e il sonno di qualità contribuiscono a mantenere un microbiota in salute.

Nel trattamento, l’uso di probiotici mirati, scelti in base a un’accurata diagnosi tramite test del microbiota, può fare la differenza. Non tutti i probiotici sono uguali, e la loro efficacia dipende dal ceppo batterico e dalle esigenze specifiche della persona affetta da disbiosi.

Prendersi cura del proprio microbiota significa investire nella propria salute a lungo termine. Riconoscere i segnali di disbiosi, adottare strategie preventive e intervenire con un trattamento adeguato sono passi fondamentali per migliorare non solo la salute intestinale, ma anche il benessere generale. Ricorda: un intestino sano è il segreto per un corpo e una mente in armonia.

Liberarsi dalla dipendenza da zucchero

Lo zucchero, spesso chiamato il “veleno bianco”, è un ingrediente onnipresente che ha un impatto significativo sulla nostra salute. Molti lo consumano senza rendersene conto, ma i suoi effetti negativi sono ormai ben documentati. Questo articolo esplora i meccanismi della dipendenza da zucchero, i suoi effetti sulla salute e strategie pratiche per ridurre il consumo, migliorando il benessere generale.

Il meccanismo della dipendenza da zucchero

Quando consumiamo zucchero, il nostro corpo reagisce in modo immediato. Una volta ingerito, provoca un rapido aumento della glicemia, stimolando il pancreas a produrre insulina. Questo ormone aiuta a trasportare il glucosio nelle cellule per produrre energia o immagazzinarlo come grasso. Tuttavia, l’impatto dello zucchero non si limita a questo.

Lo zucchero attiva il sistema di ricompensa nel cervello, rilasciando dopamina, il neurotrasmettitore associato alla sensazione di piacere. Questo meccanismo è simile a quello delle dipendenze da sostanze come droghe o alcol. Col tempo, il cervello si abitua a questi livelli di zucchero, richiedendone quantità sempre maggiori per ottenere lo stesso effetto, creando un circolo vizioso.

Oltre alla dipendenza psicologica, l’assunzione eccessiva di zucchero può portare a resistenza all’insulina, un fattore di rischio per il diabete di tipo 2, l’obesità e malattie cardiovascolari. Secondo i dati epidemiologici, in Italia, circa il 9% della popolazione soffre di insulino-resistenza, una condizione che può evolvere in diabete se non affrontata per tempo.

Gli effetti negativi dello zucchero sulla salute

Lo zucchero non è solo una questione di calorie o aumento di peso.
Il consumo di zucchero ha implicazioni che vanno ben oltre il semplice apporto calorico. È un ingrediente che, se assunto in eccesso, può alterare profondamente il funzionamento del nostro organismo. Gli effetti negativi dello zucchero si manifestano su più fronti: dall’infiammazione cronica, che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, all’alterazione dei livelli ormonali, fino a influenzare negativamente il microbiota intestinale, con conseguenze sulla salute digestiva e immunitaria.

Comprendere l’impatto dello zucchero sul nostro corpo è fondamentale per fare scelte alimentari più consapevoli e migliorare la qualità della vita.
Ecco alcune delle principali conseguenze negative associate a un’elevata assunzione di zuccheri:

  • Infiammazione cronica: il consumo eccessivo di zucchero è strettamente legato all’infiammazione sistemica, un precursore di molte malattie croniche, tra cui malattie cardiache, artrite e cancro.
  • Squilibri ormonali: lo zucchero può alterare i livelli di ormoni come l’insulina e il cortisolo, contribuendo a sbalzi d’umore, ansia e depressione.
  • Microbiota intestinale: una dieta ricca di zuccheri può alterare l’equilibrio dei batteri intestinali, favorendo la proliferazione di microrganismi dannosi come la candida.
  • Picchi glicemici: questi sbalzi rapidi nel livello di zucchero nel sangue possono causare stanchezza, irritabilità e una fame insaziabile, contribuendo a un circolo vizioso di consumo di zucchero.

Indice glicemico e carico glicemico

Per comprendere l’effetto degli alimenti sul livello di zucchero nel sangue, è importante conoscere due concetti.
Capire come gli alimenti influenzano la glicemia è cruciale per gestire l’energia quotidiana e prevenire picchi e cali improvvisi che possono danneggiare il corpo nel lungo termine. Due parametri chiave da considerare in questo contesto sono l’indice glicemico (IG) e il carico glicemico (CG). Questi indicatori non solo descrivono la velocità con cui un alimento aumenta lo zucchero nel sangue, ma forniscono anche una visione più completa del suo impatto, tenendo conto sia della qualità che della quantità dei carboidrati presenti.

Distinguere questi due concetti può aiutare a scegliere cibi che rilasciano energia in modo più graduale e sostenibile:

  • Indice glicemico (IG): misura la velocità con cui un alimento aumenta la glicemia. Gli alimenti ad alto IG causano picchi glicemici più rapidi.

Classificazione dell’Indice Glicemico (IG):

    • Indice Glicemico Basso (0-55): alimenti che provocano un lento e moderato aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
    • Indice Glicemico Medio (56-69): alimenti che causano un aumento moderato dei livelli di zucchero nel sangue.
    • Indice Glicemico Alto (70 e oltre): alimenti che provocano un rapido aumento dei livelli di zucchero nel sangue.
  • Carico glicemico (CG): tiene conto non solo dell’indice glicemico, ma anche della quantità di carboidrati contenuti in una porzione di alimento. Un alimento con IG elevato può avere un CG moderato se la porzione è piccola.

Ad esempio, l’anguria ha un alto IG, ma un CG basso perché contiene pochi carboidrati per porzione.

Alternative salutari allo zucchero bianco

Ridurre il consumo di zucchero non significa rinunciare ai dolci. Eliminare o ridurre lo zucchero aggiunto dalla propria dieta non equivale a privarsi del piacere di gustare cibi dolci. Esistono numerose alternative naturali che offrono dolcezza senza compromettere la salute, molte delle quali sono anche ricche di nutrienti benefici.
I dolcificanti naturali elencati di seguito possono essere utilizzati in modo creativo per preparare dessert, bevande e ricette senza ricorrere allo zucchero raffinato, mantenendo il piacere del gusto dolce ma con un impatto ridotto sul metabolismo e sulla glicemia.

  • Stevia: dolcificante naturale privo di calorie e con indice glicemico pari a 0. Ideale per diabetici.
  • Zucchero di cocco: ha un IG di circa 35 e contiene minerali come ferro e zinco. 16 g di zucchero di cocco apportano circa 60 kcal.
  • Zucchero mascobado: zucchero di canna integrale non raffinato, con IG moderato (50-60) e circa 15 kcal per cucchiaino.
  • Sciroppo d’acero: ha un IG di 54 e circa 52 kcal per cucchiaino. È ricco di antiossidanti e minerali.
  • Miele non pastorizzato: con IG variabile (35-55) e circa 64 kcal per cucchiaino, offre benefici antimicrobici.
  • Concentrato di dattero: ha un IG basso (circa 45) e fornisce vitamine e fibre. Una porzione di 15 g contiene circa 40 kcal.

Strategie per ridurre il consumo di zucchero

Rinunciare allo zucchero richiede un approccio graduale.
Eliminare lo zucchero dalla propria alimentazione può sembrare un’impresa ardua, ma un approccio graduale e strutturato rende questo percorso più accessibile e sostenibile. La chiave è fare piccoli passi, modificando gradualmente le abitudini alimentari per evitare la sensazione di privazione e facilitare l’adattamento del corpo a una dieta meno zuccherata.
Strategie come sostituire gli zuccheri raffinati con dolcificanti naturali, aumentare il consumo di fibre e imparare a identificare gli zuccheri nascosti nelle etichette alimentari sono fondamentali per ottenere risultati duraturi e migliorare la salute complessiva.

Ecco alcuni pratici consigli:

  1. Leggi le etichette: identifica zuccheri nascosti come sciroppo di glucosio, destrosio e maltosio.
  2. Scegli alimenti integrali: frutta, verdura e cereali integrali forniscono zuccheri naturali accompagnati da fibre e nutrienti.
  3. Evita bevande zuccherate: sostituiscile con acqua, tisane o acqua aromatizzata con frutta fresca.
  4. Aumenta le fibre: le fibre rallentano l’assorbimento degli zuccheri, mantenendo stabile la glicemia.
  5. Prova il “reset” dallo zucchero: segui un programma detox per ridurre gradualmente la dipendenza.

Il reset dallo zucchero

Abbandonare lo zucchero non è solo una questione di dieta, ma un cambiamento nello stile di vita. Intraprendere un percorso di reset dallo zucchero può aiutare a liberarsi dalla dipendenza e a scoprire il piacere dei sapori autentici. Durante il reset, è fondamentale:

                Eliminare gradualmente zuccheri raffinati e cibi trasformati.

                Sostituire con alternative naturali e alimenti a basso IG.

                Imparare a riconoscere e gestire i segnali del corpo.

Un naturopata può creare un piano personalizzato, guidandoti verso abitudini alimentari sostenibili. I benefici saranno evidenti: più energia, mente più lucida, meno infiammazione e una rinnovata vitalità.

Conclusioni

Lo zucchero aggiunto non è necessario per il nostro benessere. Ridurne il consumo e adottare alternative naturali non solo migliora la salute, ma favorisce anche un rapporto più equilibrato con il cibo.
Ogni piccolo passo, come scegliere alimenti integrali o dolcificanti naturali, può portare a grandi cambiamenti nel lungo termine.
Inizia oggi il tuo percorso verso una vita più sana e consapevole!

Test microbiota intestinale

Cos’è il test del microbiota intestinale?

Il microbiota intestinale è un ecosistema complesso e vitale, composto da miliardi di microrganismi che abitano il nostro intestino. Considerato ormai un vero e proprio organo, il microbioma gioca un ruolo cruciale nella salute generale, influenzando il sistema immunitario, la digestione e persino il benessere mentale. Il test del microbiota intestinale è un esame non invasivo che permette di analizzare la composizione e la qualità di questo delicato equilibrio.

A chi è consigliato?

Il test del microbiota intestinale è indicato sia per chi soffre di disturbi gastrointestinali, sia per chi è in buona salute e vuole fare prevenzione.

Consigliato a chi soffre di:

  • Gonfiore addominale
  • Diarrea o stitichezza cronica
  • Colite o sindrome dell’intestino irritabile (IBS)
  • Infezioni urogenitali ricorrenti (come cistiti, vaginiti, candida)
  • Difficoltà digestive
  • Allergie o intolleranze alimentari
  • Fatica cronica o disturbi del sonno

Consigliato a chi è in buona salute:

Un microbiota sano è la base per prevenire patologie future. Effettuare il test permette di monitorare lo stato del proprio microbioma, intervenendo precocemente per evitare squilibri che possono portare a problematiche più serie.

Ulteriori approfondimenti nell’articolo del blog COME UN TEST DEL MICROBIOTA PUÒ MIGLIORARE LA TUA SALUTE

Equilibrio del microbiota per un sistema immunitario efficiente

Recenti evidenze scientifiche

Studi recenti dimostrano che il microbiota intestinale è strettamente legato al funzionamento del sistema immunitario, tanto che il 70% delle cellule immunitarie risiede nell’intestino. Un microbiota in equilibrio contribuisce a prevenire infiammazioni croniche e malattie autoimmuni, confermando l’importanza della sua analisi come strumento di prevenzione.

Aromatogramma: un’analisi avanzata

Il test del microbiota include un aromatogramma, un’analisi innovativa che identifica gli oli essenziali più efficaci contro i patogeni rilevati. Questa procedura permette di individuare con precisione gli oli ad azione antifungina e antibatterica realmente sensibili ai microrganismi patogeni presenti.

Inoltre grazie al test sarà possibile scegliere il probiotico più adatto.
Scopri LE 9 CARATTERISTICHE DI UN BUON PROBIOTICO

benessere intestino
alterata permeabilità intestinale

Altri Parametri Analizzati

Oltre alla composizione del microbiota, è possibile effettuare ulteriori approfondimenti analizzando:

  • Marcatori dell’infiammazione intestinale (Lattoferrina e Calprotectina): indicano la presenza di infiammazione cronica.
  • Permeabilità intestinale (Zonulina): misura l’integrità della barriera intestinale.
  • Marcatori della disbiosi (Indacano e Scatolo): rilevano squilibri specifici nella flora batterica.

Come Funziona?

Il test viene effettuato in collaborazione con un laboratorio specializzato tramite un campione fecale. Riceverai il kit direttamente a casa e, una volta raccolto il campione, lo spedirai al laboratorio per l’analisi. Le spese sono detraibili come spesa sanitaria. Io seguirò personalmente tutte le fasi, dalla consulenza iniziale alla revisione dei risultati, assicurandomi che ogni dettaglio sia curato.

CISTITI, CANDIDA RICORRENTE, GONFIORI ADDOMINALI, STIPSI, DIARREA SONO ALCUNI SINTOMI DELLA DISBIOSI INTESTINALE

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LA CONSULENZA DEL TEST DEL MICROBIOTA SI EFFETTUA PRESSO IL MIO STUDIO IN PROVINCIA DI COMO OPPURE ONLINE

Approccio alimentare e nutraceutico alla pre-ipertensione

Prevenzione dell’ipertensione

La pre-ipertensione e l’ipertensione lieve sono condizioni di salute che richiedono un’attenzione particolare per prevenire complicazioni a lungo termine. L’ipertensione arteriosa è uno dei più importanti fattori di rischio per lo sviluppo di malattie cardiovascolari, la principale causa di morte precoce in Europa. Pertanto, la Società Europea di Cardiologia e dell’Ipertensione sottolineano l’importanza di correggere eventuali errate abitudini dietetiche e comportamentali in quei soggetti con livelli subottimali di pressione arteriosa per cui non è necessario un trattamento attivo con farmaci antipertensivi. Tuttavia, è fondamentale notare che l’ipertensione franca (valori >140/90 mmHg) necessita di una terapia farmacologica, e l’uso di eventuali nutraceutici deve essere valutato dal medico curante per evitare interferenze. Questo articolo esplora come specifici alimenti e nutrienti possano aiutare a mantenere la pressione arteriosa sotto controllo nelle persone con familiarità e predisposizione, supportati da evidenze scientifiche.

La problematica dell’ipertensione

Cos’è l’ipertensione?

L’ipertensione è una condizione caratterizzata da una pressione arteriosa persistentemente elevata. Si parla di pre-ipertensione quando i valori della pressione sono compresi tra 120-139 mmHg per la sistolica e 80-89 mmHg per la diastolica. Quando i valori superano questi limiti, si entra nel range dell’ipertensione lieve.

Implicazioni nel medio-lungo termine

Se non trattata, l’ipertensione può portare a gravi complicazioni come malattie cardiovascolari, ictus e insufficienza renale. La prevenzione e la gestione precoce sono quindi essenziali per evitare queste conseguenze a lungo termine.

Incidenza in Italia

Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, circa il 30% della popolazione italiana adulta soffre di ipertensione, con una crescente incidenza tra i giovani. Questo rende fondamentale la promozione di stili di vita sani e l’adozione di strategie nutraceutiche.

L’importanza dello stile di vita

Uno stile di vita sano, che include una dieta equilibrata e l’esercizio fisico regolare, è fondamentale per prevenire l’ipertensione. Gli alimenti e i nutrienti giusti possono fare la differenza nel mantenere la pressione arteriosa sotto controllo.

Alimenti benefici per la pressione arteriosa

Tè verde

Il tè verde è ricco di catechine, potenti antiossidanti che hanno dimostrato di ridurre la pressione arteriosa. Una meta-analisi pubblicata su “Nutrition Journal” ha evidenziato che il consumo regolare di tè verde può contribuire a una significativa riduzione della pressione sistolica e diastolica.

Infuso di karkadé

L’infuso di karkadé (o ibisco) contiene vitamina C, nota per la sua forte azione antiossidante, inibisce il tono della muscolatura liscia e svolge inoltre un effetto diuretico. Studi hanno mostrato che il consumo di questo infuso può ridurre la pressione arteriosa nei pazienti con pre-ipertensione e ipertensione lieve.

Cacao

Il cacao è una fonte eccellente di flavonoidi, composti che migliorano la funzione endoteliale e abbassano la pressione arteriosa. Una revisione sistematica pubblicata su “The Cochrane Database of Systematic Reviews” ha confermato che il consumo di cacao ricco di flavonoidi è associato a una riduzione della pressione sanguigna.

Succo di barbabietola

Il succo di barbabietola è ricco di nitrati inorganici, che vengono convertiti in ossido nitrico nel corpo, aiutando a dilatare i vasi sanguigni e abbassare la pressione arteriosa. Una meta-analisi su “Hypertension” ha riportato che il consumo di 220 ml di succo di barbabietola al giorno può ridurre significativamente la pressione sistolica.
Data la difficoltà frequente a reperire l’ortaggio fresco, è possibile trovare in commercio un succo pronto biologico lattofermentato

Succo di melograno

Il succo di melograno è un’altra bevanda benefica, grazie ai suoi antiossidanti che migliorano la salute vascolare. Studi clinici hanno dimostrato che il consumo regolare di succo di melograno può contribuire a ridurre la pressione arteriosa.

Semi di lino

I semi di lino sono ricchi di lignani e acidi grassi omega-3, nutrienti che hanno effetti positivi sulla pressione arteriosa. Una meta-analisi su “Journal of Hypertension” ha evidenziato che l’integrazione con semi di lino può portare a una significativa riduzione della pressione.

Nutrienti essenziali per il controllo della pressione arteriosa

Acidi grassi polinsaturi Omega-3 (PUFA)

Gli omega-3 PUFA (Polyunsaturated Fatty Acids) sono noti per i loro effetti benefici sul sistema cardiovascolare. Agiscono riducendo l’infiammazione, migliorando la funzione endoteliale e abbassando la pressione arteriosa. Una revisione pubblicata su “American Journal of Hypertension” ha mostrato che l’assunzione di omega-3 PUFA può ridurre la pressione arteriosa, migliorando la salute cardiovascolare complessiva.

Fibre solubili

Le fibre solubili aiutano a migliorare la salute cardiovascolare e a ridurre la pressione arteriosa. Esempi includono l’avena, l’orzo e i legumi. Una meta-analisi su “Hypertension” ha indicato che una dieta ricca di fibre solubili è associata a una riduzione della pressione sistolica e diastolica, oltre a migliorare il metabolismo glucidico e lipidico.

Potassio

Il potassio è fondamentale per la regolazione della pressione arteriosa. Agisce in sinergia con il sodio nel corpo, mantenendo un equilibrio attraverso la pompa sodio/potassio. Studi hanno dimostrato che l’aumento dell’assunzione di potassio può contribuire a ridurre la pressione arteriosa.

Magnesio

Il magnesio è essenziale per molte funzioni corporee, compresa la regolazione della pressione arteriosa. L’assunzione di magnesio chelato, una forma più biodisponibile del minerale, è particolarmente efficace. Scopri quali sono i tipi di magnesio chelato in questa pratica guida 
Studi hanno dimostrato che l’integrazione di magnesio può contribuire a ridurre la pressione arteriosa.

Deficienze nutrizionali e fattori di rischio

Deficienze nutrizionali, sovrappeso e deficit di singoli micronutrienti come folati, riboflavina, vitamina C e vitamina D sono considerati fattori di rischio nello sviluppo dell’ipertensione. Correggere queste carenze può essere un passo importante nella prevenzione dell’ipertensione e nella promozione della salute cardiovascolare.

Nutraceutici per la prevenzione dell’ipertensione

Resveratrolo

Il resveratrolo, un antiossidante presente nell’uva rossa e nell’estratto di Polygonum cuspidatum, ha dimostrato di avere effetti benefici sulla pressione arteriosa e sull’insulino-sensibilità. Studi clinici suggeriscono che il resveratrolo può migliorare la funzione endoteliale e ridurre la pressione.

Licopene

Il licopene, presente nei pomodori, è un potente antiossidante che può aiutare a ridurre la pressione arteriosa. Una meta-analisi su “Molecular Nutrition & Food Research” ha evidenziato che il licopene può abbassare significativamente la pressione sistolica e diastolica.

Picnogenolo

Il picnogenolo, un estratto di corteccia di pino marittimo francese, riduce lo stress ossidativo e la Proteina C-reattiva. Studi clinici hanno mostrato che il picnogenolo può migliorare la salute vascolare e abbassare la pressione.

Coenzima Q10

Il coenzima Q10 nella sua forma ubichinolo, più biodisponibile, è un antiossidante che può migliorare la funzione cardiaca e ridurre la pressione arteriosa. Agisce come scavenger dei radicali liberi e riduce l’ossidazione delle LDL. Una revisione pubblicata su “Journal of Human Hypertension” ha confermato che l’integrazione con coenzima Q10 può portare a una riduzione della pressione sistolica e diastolica.

Isoflavoni di Soia

Gli isoflavoni di soia hanno effetti positivi sulla salute cardiovascolare e possono aiutare a ridurre la pressione arteriosa, specialmente nelle donne in menopausa. Studi hanno dimostrato che l’assunzione di isoflavoni è associata a una riduzione della pressione nei pazienti con ipertensione lieve.

Taurina

La taurina è un aminoacido che svolge un ruolo importante nella regolazione della pressione arteriosa. L’associazione con il magnesio potenzia i benefici sulla salute cardiovascolare. Studi clinici hanno mostrato che l’integrazione con taurina può aiutare a ridurre la pressione sanguigna.

Estratto di aglio

L’estratto di aglio è noto per i suoi effetti benefici sul sistema cardiovascolare grazie al composto solforato bioattivo S-allilcisteina. Una meta-analisi pubblicata su “Journal of Clinical Hypertension” ha evidenziato che l’assunzione di estratto di aglio può ridurre significativamente la pressione arteriosa.

Probiotici

I probiotici possono migliorare la salute intestinale e avere effetti positivi sulla pressione arteriosa. Intervengono sulla disbiosi intestinale, migliorando il rapporto tra Firmicutes e Bacteroides e favorendo la biodiversità dei batteri che producono di butirrato.
Studi hanno dimostrato che l’integrazione con probiotici per almeno 8 settimane può essere efficace, se scelti di buona qualità.
Scopri le 9 caratteristiche di di un buon probiotico.
Attraverso un test fecale del microbiota è possibile capire lo stato di eubiosi dell’intestino e gli equilibri tra le varie famiglie di batteri.
Scopri l’importanza di effettuare una mappatura del microbiota e come riconoscere i sintomi della disbiosi

Approccio personalizzato

La gestione della pre-ipertensione e dell’ipertensione lieve attraverso un approccio nutraceutico può offrire benefici significativi per la salute cardiovascolare. Integrare nella propria dieta alimenti e nutrienti specifici, supportati da evidenze scientifiche, è una strategia efficace per mantenere la pressione arteriosa sotto controllo. Per un approccio personalizzato e approfondito, è sempre consigliabile consultare un professionista della salute. Fissa una consulenza personalizzata per scoprire come integrare al meglio questi rimedi naturali nella tua routine quotidiana e migliorare la tua salute cardiovascolare.

Scopri il tuo microbiota intestinale: come un test del microbiota può migliorare la tua salute

Hai mai considerato l’importanza del tuo microbiota intestinale per la tua salute complessiva? Forse sei una delle tante persone che soffrono di sintomi di disbiosi senza saperlo. Un test del microbiota intestinale può fare la differenza nel tuo benessere. Vediamo perché.

1) Comprendere il Microbiota Intestinale

Il nostro intestino ospita miliardi di batteri, noti collettivamente come microbiota intestinale. Questi microrganismi svolgono un ruolo cruciale nella nostra salute, aiutando nella digestione, rafforzando il sistema immunitario e contribuendo al nostro benessere generale.

2) Sintomi di Disbiosi: Perché dovresti preoccuparti?

La disbiosi si verifica quando c’è uno squilibrio nel microbiota intestinale. I sintomi possono variare notevolmente da persona a persona, ma possono includere gonfiore, stitichezza o diarrea, affaticamento, mal di testa, irritabilità e problemi di pelle (scopri il tuo tipo di pelle con il test gratuito – clicca qui). Se riscontri uno o più di questi sintomi, un test del microbiota intestinale potrebbe essere il passo successivo.

3) Il Test del Microbiota Intestinale: Un Approccio Personalizzato

Un test del microbiota intestinale utilizza una tecnica avanzata chiamata PCR Real Time per analizzare un campione fecale e mappare le popolazioni batteriche nell’intestino. Questo esame consente non solo di rilevare la presenza di batteri beneficiosi come Bifidobatteri e Lattobacilli, ma anche di identificare microrganismi potenzialmente dannosi come Candida (vengono testati i 5 tipi principali), Escherichia coli, Helicobacter pylori e Clostridium perfringens. Questa analisi dettagliata offre un quadro completo del tuo microbiota, permettendo così di individuare il probiotico più adatto per te, offrendo una soluzione mirata piuttosto che un approccio generico.

4) Perché fare un Test del Microbiota Intestinale?

Un test del microbiota può essere un modo efficace per affrontare una serie di problematiche legate alla salute dell’intestino. Può fornire preziose informazioni sulla tua salute intestinale, aiutandoti a fare scelte più informate sulla tua dieta e stile di vita.

Conclusioni

Presso lo studio di naturopatia Benessere secondo Natura, è disponibile un kit per effettuare il test del microbiota intestinale, oppure è possibile riceverlo direttamente a casa tramite corriere.
Lavoriamo con un laboratorio specializzato che effettua analisi dettagliate e fornisce risultati comprensibili.
Cliccando qui è possibile scaricare un fac-simile del referto del test.

Sia che tu stia cercando di migliorare la tua salute generale o che tu abbia sintomi specifici, un’analisi del tuo microbiota potrebbe essere il passo successivo verso il tuo benessere.

Le 9 caratteristiche di un buon probiotico

Eubiosi vs disbiosi

Nell’intestino risiede il 60% del sistema immunitario ed avere un microbiota in equilibrio è fondamentale per la salute di tutto il corpo.
Questo gruppo di batteri viene considerato un vero e proprio organo (con un peso di circa 1.5 kg), il numero dei microorganismi supera di 10 volte quello delle cellule del corpo umano e conta più di 1000 specie batteriche diverse ( un numero in crescita secondo i recenti studi).
Si parla di eubiosi quando vi è un equilibrio tra le varie specie batteriche, mentre si parla di disbiosi quando i batteri patogeni prevalgono, alterando i rapporti con le altre specie batteriche.
Negli ultimi anni gli studi sul microbiota sono aumentati e hanno dimostrato le svariate implicazioni che questa popolazione di batteri svolge per il mantenimento della salute dell’uomo, evidenziando l’importanza di avere cura dell’intestino sin dai primi di vita.

Per valutare se il tuo intestino è in disbiosi, potrebbe essere utile fare una mappatura del microbiota. Puoi approfondire l’argomento in questo articolo Scopri il tuo microbiota intestinale: come un test del microbiota può migliorare la tua salute

Quali sono i fattori che influenzano il microbiota?

Un intestino eubiotico è indice di benessere e i fattori che possono alterare questo ecosistema sono:

  • genetica
  • parto e allattamento
  • età
  • dieta
  • stile di vita
  • indice di massa corporea
  • antibiotici
  • stress
  • carenza di fibre

Quando subentra un’alterazione del microbiota (“flora batterica”), si possono manifestare alcuni disturbi a carico del tratto gastrointestinale, come difficoltà digestive, eruttazioni, gonfiori addominali, alvo irregolare, stitichezza, diarrea, meteorismo, flatulenza, etc…. fino ad arrivare a disturbi che coinvolgono altri organi e apparati.
In questi casi è fondamentale conoscere le possibili cause con una valutazione medica e considerare di ripristinare il corretto equilibrio del microbiota attraverso l’integrazione di probiotici specifici.

Le 9 caratteristiche di un buon probiotico:

Quando si sceglie un probiotico, per essere certi della sua qualità, bisogna verificare se risponde a queste caratteristiche:

  • umano-compatibile
  • avere batteri vivi
  • conservato lontano da calore e umidità
  • resistente all’acidità dello stomaco
  • capace di aderire alle pareti intestinali
  • formare colonie permanenti
  • quantità sufficiente per ceppo batterico
  • numero di batteri garantito alla scadenza
  • esplicare un’azione probiotica utile

Quale probiotico scegliere?

Le caratteristiche sopra elencate sono fondamentali quando si decide di integrare un probiotico per ripristinare l’alterazione della flora batterica, ma quale ceppo scegliere?
A seguito di tutte le evidenze scientifiche sul ruolo del microbiota nel mantenimento della salute, negli ultimi anni sono aumentati i prodotti a base di probiotici che si trovano in commercio, però è luogo comune pensare che un integratore sia uguale all’altro e la maggior parte delle volte si sceglie in base alla marca o alla pubblicità vista in tv.
Il risultato è che spesso queste integrazioni non danno il risultato sperato, generando diffidenza nell’importanza dell’utilizzo dei probiotici e portando a trascurare lo stato di malessere intestinale che si protrae nel tempo.
In realtà ogni parte del tratto gastro intestinale è popolata da specie batteriche diverse, quindi è importante individuare dove si è sviluppata l’alterazione e intervenire in primis con quel ceppo batterico specifico e lavorando contestualmente sulle altre possibili cause (carenze enzimatiche, infiammazione, sensibilità alimentari, stress etc…), solo in questo modo si possono ottenere dei miglioramenti evidenti dei disturbi, sostenendo anche la funzionalità di tutto l’apparato gastrointestinale.

Oil pulling: la salute del corpo parte dalla bocca

Ti capita di svegliarti alla mattina con la bocca impastata, amara e con una patina biancastra sulla lingua?
Questi segnali indicano il tentativo dell’organismo di eliminare durante la notte le tossine in eccesso, che affiorano verso l’alto depositandosi sulla lingua.
E’ fondamentale fare l’oil pulling appena svegli, per evitare che queste tossine e batteri permanendo in bocca, attraversino i colletti dentali, causando un’intossicazione microbica a livello sistemico, si parla infatti di patologia dei foci dentali.
L’azione di detossificazione è espletata dai grassi presenti nell’olio (di cocco, di sesamo), che catturano i batteri, causa di placca e non solo.
Infatti diversi studi hanno evidenziato la correlazione tra patologie parodontali e malattie sistemiche, proprio per la stretta connessione tra cavità orale e circolo ematico.
Si è visto infatti che l’oil pulling riducendo la carica batterica orale, non innesca una risposta infiammatoria, che è la causa principale di molte patologie a carico dell’apparato cardiovascolare, respiratorio e anche disturbi metabolici.

Osservare la lingua per conoscere lo stato di salute

La pratica di osservare la lingua risale alla medicina tradizionale cinese, secondo la quale forma, colore, spessore, struttura e patina sono dei parametri importanti per conoscere lo stato di salute di una persona.
La lingua normale è di colore roseo brillante e la patina linguale è trasparente, quindi una patina spessa e biancastra indica congestione, difficoltà digestive ed intestinali, quindi oltre a pulire la lingua ogni giorno per evitare un’autointossicazione dei batteri depositati, è fondamentale indagare se ci sono difficoltà a livello di stomaco ed intestino.
Pertanto è fondamentale correggere le abitudini alimentari, idratarsi in modo adeguato e ripristinare una corretta digestione ed evacuazione.

5 passaggi per effettuare l’oil pulling in modo efficace

Ogni mattina appena svegli, prendersi 10 minuti per pulire il cavo orale, prima di fare colazione!
Un’economica abitudine giornaliera per mantenere in salute la bocca:

1) mettere in bocca un cucchiaino di olio denti (puoi usare questo prodotto)
2) passare l’olio sui denti e sulle gengive con la lingua e fare dei movimenti con la bocca simili a quando si usa il collutorio per almeno 5/10 minuti (fino ad un massimo di 20 minuti)
3) sputare l’olio denti che sarà diventato un fluido biancastro
4) risciacquare con acqua tiepida
5) passare il nettalingua

La raschiatura della lingua con il nettalingua favorisce l’eliminazione delle cellule morte, una sorta di “scrub” della lingua, per prevenire l’alitosi data ad esempio dai composti solforati.

I 7 benefici dell’oil pulling

1) pulisce in profondità il cavo orale, ma non in modo aggressivo, rispettando il microbiota
2) contrasta placca e tartaro
3) riduce l’infiammazione della bocca (gengivite, parodontite)
4) previene la retrazione e sanguinamento gengivale
5) garantisce un alito fresco
6) evita la proliferazione batterica, sia nella bocca, ma anche la diffusione a livello sistemico
7) esplica proprietà antifungine in presenza di mughetto (candida)

Il risciacquo del cavo orale con oli di semi spremuti a freddo è una pratica che risale all’antica medicina ayurvedica, che ha evidenziato nel corso dei millenni che molti disturbi migliorano a seguito dell’oil pulling effettuato con regolarità (mal di testa, stanchezza etc..)
Se si dispone di poco tempo alla mattina, è preferibile ridurre il tempo di risciacquo a 5 minuti, ma effettuare quotidianamente l’oil pulling, che darà i suoi benefici se praticato con costanza.

Prendiamoci cura del microbiota orale

Spesso per contrastare la proliferazione dei batteri in bocca, vengono utilizzati collutori molto aggressivi a base di clorexidina, che distrugge completamente il microbiota della bocca, quindi anche i batteri “buoni”, che svolgono in realtà un ruolo importante come prima forma di protezione dagli aggressori esterni, presenti ad esempio nel cibo.
La salute della bocca ha un impatto sullo stato di salute e benessere generale, quindi prendiamocene cura ogni giorno.
L’oil pulling deve essere pertanto integrato nella normale routine di igiene orale e se persistono condizioni di infiammazione e alterazioni del cavo orale, contattare sempre il medico o il dentista di fiducia per una più attenta valutazione.

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Riferimenti bibliografici:
Naseem, Mustafa et al. “Oil pulling and importance of traditional medicine in oral health maintenance.”
International journal of health sciences vol. 11,4 (2017): 65-70.